Archivio per Maggio 2013

30
Mag
13

Una strato ‘del bù’!

‘Del bù’ in bergamasco vuol dire ‘davvero’ e l’ho dovuto pure cercare sul web tanto non so qualsivoglia dialetto :-(; comunque tutto questo per dire che mi ritrovo, contro la mia volontà, con tanti pezzi sparsi di strato che mi sono girate tra le mani in quasi 30 anni di passione musicale. Se con i pedali ho sempre preferito dare via ciò che non uso, con i ‘pezzi’ di strato non sempre è successo così perché… non lo so il perché, semplicemente è successo che negli anni abbia accumulato tante stupidatine varie; ognuna di quelle ‘stupidatine’ è un ricordo per me. La storia della mia Classic Player 60 suppongo la ricordiate tutti, no? Allora andate a leggere qua il mega-riassunto altrimenti non potete continuare a leggere.

Purtroppo Stefano non è riuscito a vendere il vecchio corpo della chitarra: non è il momento giusto, c’è la crisi e bla, bla, bla… io non ci ho neppure provato perché non ho tempo e allora? E allora ho guardato nella mia ‘scatola magica’ dei ricordi: è una scatola da scarpe dove conservo tutti i pezzi vecchi che non ho avuto il coraggio di buttar via per motivi sentimentali ed ho scoperto che ne ho veramente tanti al punto che potrei quasi farmi una nuova chitarra. Lo faccio? Ho parecchi problemi di ordine morale che mi bloccano: avere già 4 chitarre mi fa sentire in colpa perché… perché è uno spreco ed odio gli sprechi; poi il lavoro per ora c’è, ma domani? Le prospettive non sono rosee: il mio lavoro non è sincronizzato con l’economia e spesso mi è capitato di ‘tirare la cinghia’ quando gli altri folleggiano e viceversa, quindi ho acquisito la mentalità della formica e non faccio mai passi avventati perché una banale spesa imprevista stile dentista può costituire per me un vero e proprio tracollo finanziario. D’altra parte vivo ‘hic et nunc’, qui ed ora (devo citare in latino per restare al livello del grande Son of Aleric), dunque proviamo: a fare cosa? Fare una strato con gli avanzi di altre strato che non ci sono più! Idea folle? Certo, ma vi sembro normale?

Partiamo dal corpo: è quello invenduto della mia Classic Player 60; smontato e senza il resto è solo un pezzo di legno, anche alquanto leggero, che fa quasi impressione tenerlo in mano: non ho mai avuto in mano un ‘pezzo di Fender’ decontestualizzato. Giuro che mi sento quasi come un macellaio che tratta un pezzo di carne viva, non so neppure come tenerlo in mano dal momento che mi mancano i punti di riferimento a cui sono così abituato; mi sento Jack lo Squartatore con una sua vittima e non sto scherzando, sono proprio a disagio, manco avessi in mano un fegato o un rene. La strato per me è una ‘cosa viva’, un’intero indivisibile ed averne in mano un pezzo mi fa veramente impressione; però mi permette di notare una cosa strana: la data di nascita del corpo, cosa che normalmente non si può vedere.

22 marzo 2010, che coincidenza: io l’ho comprata l’11 marzo 2011, il giorno del terremoto con tsunami in Giappone, e quindi ho comprato una chitarra ‘vecchia’ solo di un anno e, tra l’altro, 22 è il doppio di 11: coincidenze? La data è scritta con la nomenclatura latina e non inglese, segno inequivocabile che viene dal Messico, cosa che già sapevo, altra curiosità comunque. Ora tenterò di fotografare il corpo nudo, impresa disperata perché essendo sunburst è praticamente impossibile averne una foto fedele dato che cambia colore a seconda dell’angolazione della luce circostante; probabilmente è questo uno dei motivi per cui trovo questa colorazione così affascinante.

Visto così il corpo sembra uguale a quella che mi sono fatto fare, relic a parte, ma la foto inganna; cioè, l’immagine non può ingannare, però è così solo alla luce naturale che gli batte addosso. Poi senza battipenna si vede molto meno giallo che poi verrà coperto: insomma, se avete visto anche le immagini dell’articolo vecchio avrete notato che è più scura, motivo per cui ho voluto poi farmene una con un sunburst molto più ‘vivo’. Eh già, salvo poi scoprire che una mia alunna, l’anno scorso, mi fece, con un I-Phone, una foto allo spettacolo della scuola con una ripresa da lontano al buio parecchio brutta in cui però si nota come questo corpo con le luci da palco appare più chiaro di quanto lo veda io a occhio nudo: insomma, un caos!

L’immagine sembra un quadro a tempera futurista, l’ho detto che l’immagine era fatta in situazione disperata, ma mi ha confermato quanto il sunburst possa essere camaleontico. Probabilmente se avessi visto l’immagine subito e non quasi un anno dopo, non avrei intrapreso quell’odissea che mi ha comunque portato ad avere una strato personalissima verniciata alla nitro con tutti i pregi e difetti che quest’ultima ha. Insomma, alla luce naturale battente anche il ‘vecchio’ corpo ha un bel sunburst.

Un’altra cosa che ho notato riprendendo in mano il ‘vecchio’ corpo è che non è più lucido come lo era in origine; le chitarre nuove hanno uno strato spesso di vernice poliuretanica, credo si dica così, che impedisce loro di rovinarsi e reliccarsi: sono nuove a vita! Non c’è possibilità alcuna che diventino come quelle di una volta: forse è un bene o forse no, ognuno ha un parere proprio a proposito. Fatto sta che guardando il corpo noto immediatamente che il tipo che aveva iniziato a lavorarci, che ora so chiamarsi Alex, ci aveva provato a sverniciarla rinunciando quasi subito perché ‘a mano’ era un lavoro improponibile e farlo fare con delle macchine apposite veniva a costare più di un corpo nuovo grezzo che è poi quello che ho fatto e bla, bla, bla… vedere l’articolo in cui racconto tutto. Morale della favola ci sono tracce di colla di nastro adesivo messo per proteggere certe parti, viene via facilmente, e tracce di una prima levigatura: un po’ si nota anche dalle immagini. Insomma il corpo non è più lucido e plasticoso come quando l’ho lasciata in negozio prima del cambio-corpo, ma è diventato semi-lucido; non è opaco come quello della RollingCaster, ma neanche così lucido-a-specchio come quando è nuovo. Strano vero? Avevo pensato addirittura di sverniciarlo a mano io durante l’estate, mal che vada mi faccio i muscoli delle braccia, per farmelo poi verniciare alla nitro con il colore nero, uno dei classici che mi manca, ma ho poi pensato che se non l’ha fatto un professionista forse io non potrei che fare peggio se non proprio danni. In fondo è pur sempre un corpo originale Fender; poi voglio risparmiare al massimo sull’assemblaggio di questa chitarra per sentirmi in pace con la mia coscienza (non posso non pensare a cosa sta passando, solo a titolo d’esempio, l’amico Cris) e quindi penso che rimarrà così, in fondo è anche un po’ un segno del destino che sia tornato a me. Altra idea folle era lasciare il corpo al sole tutta estate per forzare una scoloritura naturale, ma per ora di sole non se ne vede poi molto ed esiste anche il problema di dove metterlo all’aperto senza che se lo freghino o si rovini in modo non ottimale; il sole sa essere bello tosto alle volte e temo anche che il legno possa ‘imbarcarsi’.

Per ora chiudo qui perché sono già stato prolisso e noioso e non voglio stancare i miei 3-4 lettori oltre all’amico Son; resta il fatto che sono disposto ad ascoltare qualsiasi consiglio che però dovrà avere come requisito fondamentale quello di essere ‘a costo zero’ o poco più.

Rimane un grosso interrogativo a cui non so, per ora, dare risposta: come chiamerò questo mostro?

29
Mag
13

Piccolo aggiornamento

Ridendo e scherzando, ma è solo un modo di dire in quanto sono a fine anno scolastico e le cose da fare sono migliaia – alla faccia dell’informatica che dovrebbe snellire la burocrazia e invece… -, è passato quasi un mese dall’ultimo post e non sono ancora riuscito a farvi sentire la Telecaster che, ribadisco, non è mia, ma della scuola ed infatti è là dal giorno del video! Intanto giocando con i millimetri sono riuscito a far stare un altro pedale nella mia affollatissima ‘valigia dei suoni’: pedale abbastanza ‘inutile’, ma un ‘blackmoriano’ DOC non poteva mancare di un treble booster ispirato al Dallas Range Master. Mi sono rivolto a Catalinbread perché tutti i ‘suoi’ pedali che ho provato suonano bene e poi non è un treble booster ‘semplice’, ma dotato di un po’ di controlli che male non fanno mai. Penso che la sua utilità si farà sentire quando dovessi suonare live e, avendo la necessita di alzare il master del Blackstar, andrei a contrastare la tendenza dell’ampli ad ingrossare troppo i medi e i bassi; insomma, proprio come si faceva una volta.

Va beh, una foto vale più delle mie parole: il suono dell’insieme comunque non è stravolto per niente.

08
Mag
13

Lo ‘zio’ va a pesca e…

Questo video è persino più demenziale del solito e non ha nessuna utilità pratica: ho solo voluto documentare un acquisto fatto, tra l’altro, non per il sottoscritto!

Sottolineo che veramente non avevo aperto il pacco prima e quini è tutto in diretta, LIVE: come quelli veri! 😀

05
Mag
13

Alla ricerca del suono perduto – parte 11

Con molta vergogna per la qualità del video e l’ignoranza dell’argomento, affronto la temibile parte riguardante gli OD: che sono? Semplice, gli OverDrive, quelli cioè che fanno suonare bene o male la chitarra nella musica rock! Va beh, non devo mica prendere un dottorato e quindi per farsi quattro risate può bastare. Avvertenza: dura 28 minuti! Ok, io vi ho avvertito, poi fate voi!




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Mauro Principi

La musica è arte, armonia, cultura, e soprattutto cibo per l'anima.